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APPUNTI DI UNO STUDENTE VIAGGIATORE – Bancarelle e crisi

di Andrea Testa

Durante una delle mie prime lezioni universitarie il prof ci disse che in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo e considerato il numero di neo laureati sfornati dal nostro sistema universitario sarebbe molto più conveniente dare vita ad una nuova impresa propria piuttosto che cercare lavoro come dipendenti in una grande azienda già consolidata. Molto più facile a dirsi che a farsi verrebbe da dire..bisogna trovare l’intuizione giusta, trovare i fondi necessari e avere spirito imprenditoriale oltre che voglia di mettersi in gioco,di rischiare e di adattarsi ai cambiamenti.

Tutte queste considerazioni mi sono tornate in testa proprio l’altro giorno mentre percorrevo il sottopassaggio della nostra stazione.
Era la festa delle donne e vedendo gli ambulanti che solitamente stazionano ai lati del corridoio con i loro teli improvvisati a bancarelle mi sono reso conto di cosa volesse dire adattarsi. Non ci avevo mai fatto particolarmente caso vista anche la fretta tipica della mattina ma improvvisamente mi è stato chiaro che quelle sono bancarelle per ogni evenienza!! C’è il sole, hai dimenticato a casa gli occhiali e non vuoi perdere l’uso della vista passando per la piazza davanti all’U6?? Arrivi a Milano, sta diluviando e il tuo vecchio ombrello potrebbe abbandonarti?? Fà talmente freddo che non hai nemmeno voglia di tirare fuori le mani dalle tasche per obliterare o fumare e vorresti un paio di guanti?? È la festa della donna e vuoi fare il simpatico con una compagna di corso regalandole una mimosa?? Non bisogna più preoccuparsi perché in stazione puoi trovare tutto quello che cerchi in base alle varie esigenze! Vedendo i  poveri tipi infreddoliti che fin dalle sette del mattino tentavano di vendere mimose ho pensato alla crisi e a cosa volesse dire adattarsi per vivere (probabilmente la mia mente malata doveva ancora svegliarsi del tutto).

Ora riflettendoci mi viene da pensare ai lavori che nessuno vuole fare,  al simpaticone secondo il quale gli studenti fuori corso sono degli  sfigati e anche alle mie possibilità per il futuro, ma soprattutto rifletto sul discorso del nostro presidente del consiglio che ha invitato i giovani ad abituarsi alla precarietà optando poi per l’infelice frase sulla noia del posto fisso. È questo che il mondo del lavoro ci chiede??Forse la capacità di adattarsi è  il nuovo valore aggiunto richiesto ad un giovane ma adattamento  non deve essere sinonimo di rassegnazione. Chi riesce ad adattarsi sopravvive ma bisogna tenere conto del fatto che l’alternativa ad adeguarsi esiste ed è cercare di modificare la situazione in cui si vive concentrandosi sul cambiare piuttosto che sul farsi cambiare.Consideriamo allora gli aspetti positivi dei cambiamenti (come la possibilità di fare esperienza aprendoci a nuove realtà) ma senza rassegnazione e vittimismo sulla scia di considerazioni come: “Tanto non cambierà mai niente.” Fino a poco tempo fa eravamo circondati da indignati. L’indignazione è necessaria nelle prime fasi di un processo critico ma non porta necessariamente all’azione (stando bene attenti a distinguere l’azione di rinnovamento dal vandalismo mascherato da protesta pseudo pacifica).Per azione si intende voglia di fare, iniziativa,capacità critica,coraggio di affrontare la staticità di una crisi e molto altro. Noi giovani abbiamo il dovere di investire forze e risorse in un futuro che potrà essere diverso. Molti penseranno che è facile scrivere belle parole per uno studente universitario che non deve mantenere nessuno, non ha la preoccupazione di arrivare a fine mese e che per almeno altri tre anni non conoscerà le problematiche legate all’inserimento nel mondo del lavoro ma  concedetemi il beneficio dell’ottimismo..arrivati sul fondo possiamo solo risalire.

Realizzando che tutti questi discorsi sono partiti dall’aver visto delle bancarelle ho la conferma definitiva che svegliarsi presto sia veramente pericoloso.